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Come nasce una composizione? L'Aroldo in Italia di Hector Berlioz.

Aggiornamento: 7 giu 2020

Hector Berlioz (1803-1869) nel 1834 compose Harold en Italie, uno dei lavori più famosi che siano mai stati scritti per la viola. Rispetto a qualunque altra composizione per viola e orchestra, questa è stata probabilmente la più eseguita in assoluto, e ancora oggi gode di questo successo ed è considerata un caposaldo del repertorio violistico.


Harold en Italie in realtà fu concepito un anno avanti la sua prima esecuzione. Il grande violinista Niccolò Paganini era fra il pubblico ad un concerto organizzato da Berlioz al Conservatorio di Parigi il 22 dicembre 1833. In quest’occasione ebbe modo di ascoltare la Simphonie fantastique (“Sinfonia fantastica”), sinfonia a programma dello stesso Berlioz, che riscosse un grandissimo successo.


Paganini rimase colpito ed estasiato dal talento creativo del compositore e il momento del loro incontro rimase fortemente impresso nella mente di Berlioz, com’è testimoniato nelle sue Memorie:


Infine, per colmo di fortuna, quando il pubblico fu uscito, un uomo dalla lunga capigliatura, dallo sguardo penetrante, dal viso strano e disfatto, un posseduto dal genio, un colosso tra i giganti, un uomo che non avevo mai visto e il cui aspetto mi turbò profondamente, mi fermò per stringermi la mano mentre passavo e mi sommerse con un mare di scottanti elogi che mi accesero il cuore e la mente: era Paganini!!

Alcune settimane dopo, Paganini andò a trovare Berlioz e gli disse:


Posseggo una viola meravigliosa, un mirabile strumento di Stradivarius, che vorrei suonare in pubblico, ma mi manca la musica ad hoc. Volete scrivere un assolo di viola? Non ho fiducia che in voi per un tal lavoro.

Berlioz considerò per un momento la proposta e rispose che la sua conoscenza della viola non era tale da poter comporre un lavoro all’altezza del virtuosismo di siffatto artista, ma Paganini insistette e Berlioz, per compiacerlo, accettò.


Egli decise di comporre questo lavoro nello stile della sua Simphonie fantastique, ovvero una fantasia drammatica per orchestra e viola solista. Berlioz era stimolato dall’opportunità di scrivere un lavoro di nuova concezione; infatti il pezzo, nella sua forma definitiva, non è un tradizionale concerto per viola, ma una sinfonia con occasionali passaggi ricchi di colore per viola sola.


Per compiacere l’illustre virtuoso provai dunque a scrivere un assolo di viola, ma un assolo combinato con l’orchestra, in modo da non togliere nulla del suo prestigio alla massa strumentale, sicurissimo del resto che Paganini, grazie alla sua impareggiabile potenza di esecuzione, avrebbe sempre saputo riserbare alla viola la parte principale. L’idea mi parve nuova e ben presto prese sviluppo nella mia mente un disegno assai felice, alla realizzazione del quale cominciai ad appassionarmi.

Quando il primo movimento fu completato, Paganini chiese di vederlo. Con suo disappunto trovò che c’erano molte lunghe pause nella parte solistica, ed espresse a Berlioz la sua disapprovazione:


Non ci siamo, io taccio troppo in questo pezzo: bisogna invece che suoni sempre.

Berlioz ne convenne e gli disse che un tale concerto poteva essere scritto solo da Paganini; e ciò fu quello che accadrà nel 1834, quando Paganini comporrà la sua Sonata per la Grand’Viola. Deluso e molto malato, Paganini partì per Nizza, e passarono tre anni prima che Berlioz lo vedesse di nuovo.


Non più costretto a scrivere per soddisfare l’ego di Paganini, Berlioz sviluppò la sua nuova concezione: compose per orchestra delle scene alle quali la viola avrebbe preso parte come una persona reale, impersonando con la sua voce calda e vibrante, dal timbro scuro e malinconico, lo spirito romantico di Aroldo. Berlioz, infatti, si era ispirato all’allora popolare poema autobiografico di Byron, Childe Harold’s Piligrimage (“Il pellegrinaggio del giovane Aroldo”), e aveva combinato le esperienze del suo personale viaggio in Italia con le impressioni suscitategli dal poema di Byron. Da questo proviene il titolo Harold en Italie.


Riconoscendo allora che il mio primo piano di composizione non poteva convenirgli, mi dedicai a condurlo a termine con altro intendimento e senza più preoccuparmi di far brillare la viola principale. Pensai di scrivere una serie di quadri per orchestra, nei quali la viola solista si trovasse mescolata come un personaggio più o meno attivo, ma che conservasse sempre il suo carattere particolare; volli fare della viola, ponendola al centro delle mie peregrinazioni in Abruzzo, una specie di melanconico sognatore, del genere del Child-Harold di Byron; d’onde il titolo della sinfonia, Aroldo in Italia.

Childe Harold’s Piligrimage, J.M.W. Turner, olio su tela, 1823.

Berlioz nella versione finale incorporò anche un’idea musicale che aveva già usato nella sua Simphonie fantastique, dove un tema principale viene stabilito e ripetuto per tutta la composizione (Berlioz chiamava il tema principale idée fixe, “idea fissa”). Aveva pensato che il tema della sua precedente sinfonia dovesse essere ossessivo e dominante, e così nell’Harold cercò di sovrapporre questo tema in modo da non alterare il complesso sviluppo orchestrale.


Estratto dal primo movimento: Solo iniziale tematico della viola, versione per viola e pianoforte di Franz Listz (1836).

Berlioz scelse quattro sottotitoli intorno ai quali costruire i quattro movimenti della composizione:


I. Harold aux montagnes. Scènes de mélancolie, de bonheur et de joie (“Aroldo sulle montagne. Scene di malinconia, di felicità e di gioia”): Adagio; Allegro.


In questa prima parte Berlioz si allontana dalla tradizione; le sue scelte sono dettate non da regole formali, ma da necessità poetiche. Il ritmo ininterrotto dell'esposizione fugata sembra caratterizzare un paesaggio lontano ed ancora misterioso. L'ingresso dell'arpa prepara alla melodia della viola, tema ricorrente dell’opera, che ci mostra Aroldo intento a contemplare la natura che lo circonda. Dopo uno slancio di gioia travolgente, caratterizzato da un ritmo di sestine e terzine alla viola, il motivo di Aroldo è ripresentato in modo eroico e maestoso, ma intriso allo stesso tempo di una certa malinconia, sostenuto dall’orchestra, mentre la viola canta la melodia in ottave. Continua il dialogo con l’orchestra, che risponde al canto di Aroldo, reso struggente dall’uso di intervalli cromatici discendenti alla viola. Alla fine il motivo di Aroldo torna con un tremolo lento all’orchestra, e la voce di Aroldo si mescola a questa. Tutte le forme e le meraviglie del mondo esteriore non sono riuscite a vincere la cupa nostalgia dell'eroe.


II. Marche de pèlerins chantant la prière du soir (“Corteo di pellegrini che cantano la preghiera della sera”): Allegretto - Canto religioso.


Il secondo movimento è una mirabile rappresentazione musicale di questa marcia: l’intensità del suono determina la struttura del pezzo, presentando una sorta di spazio teatrale che rende visibile la scena dei pellegrini che prima si avvicinano e poi si allontanano. Il brano inizia con un pianissimo che va gradatamente aumentando fino al forte centrale, per perdersi poi nella seconda parte. Il ritmo viene regolarmente interrotto da una frase, ritorno periodico delle voci salmodianti. La presenza di Aroldo è ravvisabile dalla viola, che intreccia il suo motivo (tema dell’Adagio del primo movimento) al canto dei pellegrini, stagliandosi però sul resto dell'orchestra come distante, disinteressata. La marcia è interrotta da una nuova sezione, indicata come “canto religioso”, sostenuto dagli arpeggi sussurrati della viola, con l’indicazione per quest’ultima di suonare sul ponticello.


Estratto dal secondo movimento: arpeggi sul ponticello della viola, versione per viola e pianoforte di Franz Listz (1836).

Dopo la ripresa, la marcia dei pellegrini risuona sempre più lontana, come se questi stessero allontanandosi sempre più da Aroldo, che ha guardato, ma ancora non si sente partecipe delle cose del mondo. Rimane quindi muto ed impenetrabile. Il movimento chiude in pianissimo con una breve ripetizione degli arpeggi della viola sul ponticello, e nell’accordo finale la viola suona un armonico, quasi ad emulare un sospiro di Aroldo.


III. Sérénade d'un montagnard des Abruzzes à sa maîtresse (“Serenata di un montanaro abruzzese alla sua bella”): Allegro assai; Allegretto; Allegro assai; Allegretto.


La terza parte rappresenta Aroldo che assiste ad una serenata, una scena d'amore. L’impatto scenico iniziale è un tema di salterello affidato all’oboe ed all’ottavino, che creano l’effetto di una zampogna. Come nella precedente scena religiosa, però, Aroldo riesce solo a farsi sfiorare dal respiro del mondo esteriore. Il canto del pastore, affidato al corno inglese, è struggente, e a questo canto si aggiunge la voce di Aroldo, con il ricordo del suo tema, in ottave, che si intreccia poi con le melodie pastorali dei montanari abruzzesi. La viola, infatti, dopo aver esposto il suo tema, comincia a fare un breve ostinato di semicrome ribattute ad intervallo di ottava, simile all’effetto degli arpeggi nel secondo movimento, che in un crescendo porta ad un dispiegamento del suo canto, acuto e struggente.


Estratto dal terzo movimento: semicrome ribattute della viola, versione per viola e pianoforte di Franz Listz (1836).

Successivamente riprende per poche misure il tema del salterello iniziale, ma è subito interrotto dall’entrata di Aroldo, questa volta più esitante, che si perde nei suoi pensieri e chiude il movimento in pianissimo con la sordina.


IV. Orgie de brigands. Souvenirs des scènes précédentes (“L’orgia dei briganti. Ricordi dalle scene precedenti”): Allegro frenetico - Souvenir de l'introduction; Adagio - Souvenir de la marche des pélerins; L’istesso tempo - Souvenir de la sérénade du montagnard; L’istesso tempo - Souvenir du 1er allegro; L’istesso tempo - Souvenir de l'adagio; L’istesso tempo - Allegro frenetico.


Quest'ultimo movimento descrive Aroldo nella caverna dei briganti, in preda ai fumi dell'alcool, e la musica trasforma gli ascoltatori in commensali di questo banchetto infernale. Il movimento si apre con il motivo dell'orgia, che Berlioz interrompe con continui richiami dei tempi precedenti, che affiorano nella memoria di Aroldo e gli provocano rimorsi e sensi di colpa, finché cade vittima di allucinazioni, come privo ormai di sensi. Si accalcano confusi richiami della marcia dei pellegrini, della romanza d'amore abruzzese, finché riappare la monodia di Aroldo alla viola, ma stavolta spaventosamente vuota, stentata e incerta, resa attraverso un ritmo sincopato e un continuo cambio di “colore” dato dall’uso del cromatismo. Questa viene trascinata in ritmi sempre più scatenati e frenetici. Poi la voce di Aroldo tace, quasi spettatore attonito di fronte a tanto tumulto, e solo verso la fine in una pausa di calma la viola fa udire nuovamente la sua melodia, acuta e dall’accento disperato, ma la sarabanda riprende frenetica e incalzante conclude il brano.


Estratto dal quarto movimento: richiami dei temi precedenti, versione per viola e pianoforte di Franz Listz (1836).

Il 23 novembre 1834, Harold en Italie fu eseguito per la prima volta al Conservatorio di Parigi, con Chrétien Urhan alla viola solista. Nonostante alcuni problemi nell’esecuzione causati da incomprensioni della partitura da parte del direttore Narcisse Girard, il pubblico fu entusiasta, e il secondo movimento dovette essere ripetuto come bis. Durante i quattro anni che seguirono, l’Harold fu spesso eseguito con continuo successo.


Il 16 dicembre 1838, quando Paganini ritornò a Parigi, senza mai aver avuto prima occasione di sentire un’esecuzione o vedere la partitura di quest’opera, Berlioz diresse un concerto nuovamente al Conservatorio, presentando sia la Simphonie fantastique che l’Harold. Paganini rimase profondamente commosso e sconvolto dalla musica che aveva udito, tanto da inginocchiarsi davanti a Berlioz, baciandogli la mano in segno di ammirazione. Due giorni dopo, Paganini fece recapitare a Berlioz una lettera in cui troviamo testimoniato il suo sincero apprezzamento per il compositore:


Mio caro amico, Beethoven spento non c'era che Berlioz che potesse farlo rivivere; ed io che ho gustato le vostre divine composizioni degne d'un genio qual siete, credo mio dovere di pregarvi a voler accettare, in segno del mio omaggio, venti mila franchi, i quali vi saranno rimessi dal signor baron de Rothschild dopo che gli avrete presentato l'acclusa. Credetemi sempre il vostro affezionatissimo amico, Nicolò Paganini, Parigi, 18 dicembre 1838.

Per Berlioz questo dono di 20.000 franchi non poteva arrivare in un momento più opportuno, perché, strano a dirsi, le composizioni non gli avevano mai fatto guadagnare grandi somme di denaro. Presto la notizia fu resa pubblica, e questo garantì a Berlioz di essere acclamato come un influente compositore.


Harold en Italie, riconosciuto come capolavoro, immediatamente fece parte delle composizioni veramente preminenti del repertorio sia orchestrale che solistico.


Dite la verità: anche voi siete rimasti affascinati da questa storia come lo sono stata io?


Penso ci sia una grande umanità in questa musica, che nella sua bellezza ci trasmette anche tutte le passioni e la vita intensa che ebbe un compositore come Hector Berlioz.


E ora non mi resta che augurarvi buon ascolto!!!


Fatemi sapere cosa ne pensate... A presto!




 

NB: tutte le informazioni scritte provengono dalla mia tesi di laurea triennale presso l'Università degli Studi di Ferrara in Scienze e Tecnologie della Comunicazione: Storia, didattica e repertorio della viola prima del XX secolo, a.a. 2015-2016, relatore Prof. Paolo Fabbri.

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