Quando faccio lezione ai miei studenti mi rendo sempre più conto di usare le stesse parole e gli stessi esempi che adoperavano i miei insegnanti con me. E, difatti, loro sono ancora con me: riemergono costantemente come vividi ricordi con le loro voci e i loro suoni. Per questo è così importante la figura del "buon maestro", perché lascia una traccia indelebile in te e nel tuo futuro. Sono convinta che le parole e i gesti possano plasmare con potenza. Le parole poi hanno un forte potere evocativo, ed espresse col giusto canale emotivo, possono smuovere animi e corpi.
L'insegnante consapevole è, per lo studente, un grande modello di riferimento: è l'incarnazione del suo futuro, è il custode di un tesoro tramandato con cura e mistero al quale egli anela con ardore, è l'altro da sé con cui confrontarsi, non per competere, ma per condividere con generosità tutto il sapere e tutta la sua arte.
Ripensando agli anni del Liceo, dell'Università e del Conservatorio, ricordo bene quanto siano stati determinanti certi insegnanti per il mio percorso di studi; il loro carisma e la loro passione per quello che facevano era evidente e mi spingevano con curiosità a voler diventare come loro. Quando sei motivato ti pervade infatti una gioia pura e semplice, e lo studio diventa per estensione un esercizio della passione, il modo più diretto per appagare la sete di conoscenza.
Quando il desiderio di conoscenza incontra la vocazione alla condivisione del sapere, ecco nascere un vero e proprio rapporto privilegiato: quello tra studente e insegnante. Come in un circolo virtuoso, scopriremo che ci sarà presto uno scambio continuo dei ruoli, e ciascuno dei due soggetti insegnerà ed apprenderà dall'altro. Come in un duello, la lezione frontale è un campo non cruento di battaglia, in cui ci si scontra e incontra con l'altro diverso da sé, si smussano gli angoli delle personalità e ci si spoglia delle corazze del proprio egoismo.
Vivo con emozione questa condizione, sono infatti sia studentessa che insegnante, e talvolta mi sento spesso un ibrido, né carne né pesce… Che detta così sembra quasi una brutta cosa. Invece sono fortunata, perché ho ancora modo di imparare molto da entrambi i ruoli: sono sempre io, cambio così solo la mia veste e mi calo cautamente nei panni di chi devo essere. Si dice che l'abito non faccia il monaco, ma in un certo senso l'abito è una responsabilità, e assumendo certe responsabilità delineiamo i nostri contorni, disegniamo la nostra figura nello spazio del mondo e acquistiamo consapevolezza di noi stessi. Soltanto vivendo in relazione con gli altri possiamo sviluppare la nostra identità, e più spesso di quello che pensiamo ci troveremo ad essere eterni studenti ed ammirevoli insegnanti.
Mi auguro davvero di poter imparare ancora molto, che la scintilla della curiosità non si spenga mai dentro di me, e che lo stupore e la meraviglia della scoperta non mi abbandonino. Prometto di non accontentarmi, di desiderare e di condividere. Lo stesso, naturalmente, lo auguro anche a tutti voi! Siate chi desiderate essere, e se non lo sapete ancora, trovate qualcosa che accenda il vostro desiderio, e così la strada sarà tracciata…
Buon cammino!
Nell'immagine di copertina: Lezione di musica, Jan Vermeer (c.1662).
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