LA VIOLA: pillole di storia su questo meraviglioso strumento!
- marta_violetta
- 13 apr 2020
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 20 apr 2020
[....] Berlioz described the viola as the "Cinderella of the string family". A Cinderella, yes, but a Cinderella with a difference. The heroine of the fairy tale was, as we all know, still quite young when her fortune changed and she came into her rights, but it was until the end of the nineteenth century, and more particularly the twentieth century - with the growing library of solo viola music, the fact that many more violas of the right quality were becoming available and the consequent ever-increasing number of skilled viola-players - that the viola really began to consolidate its position as a solo instrument and earn still further it to a place in the sun: ´Cinderella No More!´. (Lionel Tertis, My Viola and I, 1991).
La viola è stata considerata per lungo tempo uno strumento di minore importanza, soprattutto come strumento solista, e questo perché non erano ancora state comprese pienamente dai compositori le sue qualità e le sue potenzialità.
Progressivamente, grazie a decisivi miglioramenti e innovazioni nella costruzione dello strumento e alla sua sempre più crescente popolarità, la viola si è guadagnata un posto tra gli “eletti” al pari del violino e del violoncello, diventando fondamentale in orchestra e nella musica da camera.
Ma la sua vera e propria emancipazione e totale rivoluzione della tecnica strumentale è avvenuta nel XX secolo, quando numerosi compositori cominciarono a scrivere per viola, ispirati da talentuosi violisti dell’epoca quali Paul Hindemith (1895-1963), Lionel Tertis (1896-1975) e William Primrose (1903-1982). Ed è stato proprio grazie al talento, alla tecnica e al contributo nell’insegnamento di questi importanti maestri e solisti che la viola non è stata più considerata come la “Cenerentola” della famiglia degli strumenti ad arco.
Conosciamola meglio!
La viola è uno strumento musicale a corde appartenente alla famiglia degli archi, nella quale occupa il posto del contralto, con un’estensione intermedia tra quella del violino e quella del violoncello. È simile al violino nella forma e nella costruzione, ma di dimensioni lievemente maggiori, con le corde accordate una quinta sotto (e un’ottava sopra rispetto al violoncello).
Il timbro è dolce e scuro; il suono delle corde più gravi è particolarmente espressivo, mentre le corde più acute si distinguono per il loro accento malinconico ed appassionato. La viola è utilizzata largamente sia in orchestra sia nella musica da camera.
L’iconografia e la documentazione scritta indicano che il violino, la viola e il violoncello probabilmente si sono evoluti insieme come famiglia di strumenti all’inizio del XVI secolo nel nord Italia.
Le pitture italiane dell’inizio del XVI secolo forniscono una delle migliori sorgenti di informazione per ricostruire le origini della viola e, più in generale, di tutti gli strumenti ad arco. In particolare si può far riferimento alle pitture di Gaudenzio Ferrari (c. 1480-1546), considerato "un vero uomo del rinascimento" in quanto era pittore, scultore, architetto e in più esperto musicista e probabilmente costruttore di strumenti musicali.
La prima pittura nota di un violino compare nella Madonna degli aranci, dipinta nel 1529-30, pala d’altare nell’abside della chiesa di San Cristoforo di Vercelli.

Di pari rilevanza è l’affresco dipinto sulla cupola del Santuario di Santa Maria dei Miracoli a Saronno, in cui è rappresentata l’Assunzione di Maria in Cielo, contornata da un’assemblea di angeli che suonano degli strumenti musicali con forme primitive di violino, viola e violoncello.

Gli strumenti dipinti da Ferrari presentano sempre le caratteristiche distintive degli strumenti ad arco moderni, come le 4 corde, le effe e un riccio, ma allo stesso tempo presentano forme costruttive molto diverse. Ciò significa che all’inizio del Cinquecento i liutai del nord Italia stavano ancora lavorando alle forme definitive degli strumenti ad arco allo scopo di ottenere maggiore potenza acustica, maneggevolezza e allo stesso tempo un’estetica raffinata.

Ma chi furono i primi a costruire viole?... i Liutai, naturalmente!
Andrea Amati, fondatore della scuola di liuteria cremonese, fu uno dei primi liutai che fecero viole.
La musica strumentale del XVI secolo prevedeva l’uso di viole di due grandezze diverse: le viole piccole (contralto) e quelle grandi (tenore). A quel tempo, infatti, frequentemente gli strumentisti si univano ai cantanti e raddoppiavano le parti vocali, i violini prendevano le parti alte di soprano e il violoncello la riga bassa. Perciò le viole dovevano suonare l’estensione media di contralto e tenore.
Oggi esistono pochissimi strumenti di Andrea Amati, e fra questi ci sono poche viole, la maggior parte di misura grande. Il fatto che Andrea Amati fosse ai suoi tempi famoso e molto conosciuto, è provato dal fatto che nel 1565 Carlo IX di Francia gli ordinò la costruzione di 38 strumenti della famiglia del violino per i suoi musicisti di corte.
La reputazione di Andrea Amati come costruttore di ottimi strumenti a corda, fu perpetuata dai suoi figli, Antonio e Girolamo, meglio conosciuti col loro nome latino Antonius e Hieronimus, e dal nipote di Andrea, Nicolò figlio di Girolamo. Le viole da loro costruite furono pochissime, a causa della scarsa richiesta di questi strumenti, e questo fatto è indicativo del generale declino della produzione di viole durante il XVII secolo. L’ultimo erede fu Girolamo II figlio di Nicolò, ma i suoi strumenti non raggiunsero mai la fama dei capolavori realizzati dalle tre precedenti generazioni di Amati.
Rappresentante della scuola di liuteria bresciana fu Gasparo Bortolotti (1540-1609), detto da Salò, che aprì la sua propria bottega a Brescia nel 1560 circa.
Egli costruì viole sia piccole che grandi, tutte di diverse dimensioni, probabilmente perché faceva strumenti su ordinazione privata, ma anche perché aveva uno spirito innovatore, desideroso di migliorare la propria produzione e il suono degli strumenti, sperimentò così diverse misure.
La maggior parte delle esistenti viole di Gasparo da Salò originariamente erano di modello grande (tenore). Molti di questi strumenti, ai primi del XIX secolo, furono ridotti per essere suonati più agevolmente. Sono sopravvissute pochissime viole G. da Salò di misura piccola (contralto). Questo perché erano in uso costantemente, dal momento in cui lasciavano la bottega del maestro. Inoltre il numero di viole piccole si è sensibilmente ridotto perché danneggiate e consumate dal suonare stesso o a causa di sfortunati incidenti.
Le viole grandi (tenore), invece, venivano usate sempre meno nei secoli XVII e XVIII, perché la scrittura a cinque parti lasciò il posto all’armonizzazione a quattro parti. Il bisogno di grandi viole diminuì quindi decisamente, anche a causa del fatto che, date le dimensioni molto grandi, la maggior parte degli esecutori preferiva viole di misura piccola, più maneggevoli e facili da suonare. Le poche viole di Gasparo sopravvissute fino al nostro secolo sono molto ricercate e apprezzabili, non solo per il loro valore d’antiquariato, ma molto di più per la risonanza e la dolcezza del loro timbro. Queste viole hanno un valore particolare come strumenti da quartetto.
Apprendista di Gasparo da Salò fu Giovanni Paolo Maggini, che portò avanti la tradizione bresciana e, appena lasciata la bottega del maestro, sviluppò suoi proprio modelli e dimensioni. Maggini è considerato l’iniziatore della viola moderna, per via dei decisivi progressi e miglioramenti nella costruzione dei suoi strumenti.
Apprendista di Nicolò Amati fu invece Andrea Guarnieri (1626-98), fino a quando iniziò la sua privata carriera di liutaio. Per quanto riguarda la costruzione di viole, è importante sottolineare che Guarnieri sperimentò con successo misure di viola piccola, anche se le viole che costruì furono veramente pochissime, dato che la domanda era scesa drasticamente.
Antonio Stradivari (1644-1737), anche lui inizialmente apprendista di Nicolò Amati, costruì delle viole nonostante la scarsità di richiesta dell’epoca per questo strumento. Da ricordare in modo particolare, sopravvissute fino ad oggi in condizioni ottimali, sono la viola tenore realizzata nel 1690 per un quintetto destinato alla corte dei Medici di Ferdinando Granduca di Toscana, la famosa viola Mcdonald, datata 1701, considerata una tra le più preziose viole del liutaio cremonese e messa all'asta da Sotheby's nel 2014 con una base di 45 milioni di dollari, e la viola che acquistò Paganini nel 1731, che fu l’ispiratrice di Aroldo in Italia di Berlioz.
Un altro chiaro esempio del decrescere della produzione di viole, viene messo in evidenza dalla produzione totale di Giovanni Battista Guadagnini (1711-1786), che nell’arco della sua vita costruì soltanto 9 viole.
Riassumendo, cosa è importante sapere?
La viola, tradizionalmente usata per riempire l’armonia tra la parte del violino e del violoncello, è oggi universalmente riconosciuta ed apprezzata dai compositori come strumento solistico.
Il percorso evolutivo di questo strumento comincia nel XVI e XVII secolo, quando venivano scritte più parti di viola; nel XVIII secolo le viole vengono escluse in favore della Sonata a tre, relegate all’umile ruolo di ripieno armonico, oppure al raddoppio della parte del basso continuo, come avviene nel Concerto grosso.
Tuttavia, compositori come Stamitz, Hoffmeister e Mozart scrivono in questo periodo brani solistici di rilievo per la viola, e anche nella musica da camera e per orchestra notiamo un crescente sviluppo della parte della viola, in particolare nelle opere di Haydn, Mozart e Beethoven.
Tra il XVIII e il XIX secolo, inoltre, cominciano a essere scritti i primi metodi e raccolte di studi specifici per l’insegnamento della viola, e questa è una prova inconfutabile della crescente consapevolezza da parte di strumentisti e compositori delle problematiche tecniche peculiari della viola, differenti rispetto a quelle affrontabili sul violino.
A partire dal XIX secolo, un numero sempre maggiore di compositori, tra i quali Schubert, Schumann e Brahms, riserva alla viola parti solistiche nelle proprie composizioni, sfruttando le particolari caratteristiche timbriche e le grandi qualità espressive di questo strumento. Il brano solistico più rappresentativo di questo periodo è la Sinfonia Aroldo in Italia di Berlioz, in cui alla viola viene dato il ruolo di personaggio principale ed attivo nel dialogo strumentale con l’orchestra in un modo nuovo e mai osato prima.
Nel XX secolo, grazie a virtuosi della viola come Hindemith, Tertis e Primrose, lo status dei violisti è ulteriormente cresciuto e numerosi lavori per viola sono stati scritti da altrettanto numerosi compositori, ispirati dal talento di questi artisti. Inoltre, con le loro trascrizioni, Tertis e Primrose hanno arricchito enormemente il repertorio violistico, rendendo la viola uno strumento sempre più versatile.
L’insegnamento della viola è oggi riconosciuto come un’entità separata dall’insegnamento del violino; questo non esclude che un buon insegnante di violino possa dare lezioni adeguate allo studente di viola, a condizione che il maestro sia conscio degli speciali problemi che sono inerenti al suonare la viola.
Alcune principali differenze di tecnica fra violino e viola sono, ad esempio, l’uso di diteggiature e arcate specifiche: le viole grandi richiedono spesso l’utilizzo della mezza posizione, estensioni, sostituzione del terzo dito con il quarto per agevolare le mani piccole nelle estensioni troppo grandi, e la sostituzione del terzo dito con il secondo nei passaggi arpeggiati per ovviare l’incomoda estensione tra terzo e quarto dito. Ci sono, inoltre, posizioni distinte per tenere lo strumento e tirare l’arco, poiché le maggiori dimensioni della viola modificano di conseguenza l’angolo che si forma tra lo strumento e l’arco. Su molte viole, per ottenere il massimo di suono e di corresponsione, è necessario tirare l’arco con i crini piatti sulla corda invece che ad angolo, com’è caratteristica del violino. La pressione delle dita e dell’arco è ovviamente maggiore rispetto a quella utilizzata sul violino, poiché le corde della viola sono più spesse. La viola, essendo più grande, è anche più pesante e faticosa da tenere in posizione quando si suona.
La viola, considerata per lungo tempo la “Cenerentola” degli strumenti ad arco, è infine giunta in una posizione di parità con il violino e il violoncello, sia per quanto riguarda il repertorio sia per l’abilità tecnica dei moderni esecutori.
Inoltre è rilevante sottolineare come anche numerosi violinisti, sempre più di frequente, si dedichino con interesse allo studio della viola, se non addirittura abbandonino il violino per dedicarsi totalmente a questa, perché affascinati dal suono di questo strumento, in particolare dal timbro scuro e caldo delle corde gravi, che manca sul violino.
Suonare la viola oggi non è più un ripiego per violinisti mediocri, ma una scelta di vita, guidata dalla personalità del musicista e dalla sua passione per lo strumento e la musica scritta per questo.
... E io ne sono la prova vivente!

All'attenzione dell'autrice della tesi di laurea intitolata Storia, didattica e repertorio della viola prima del XX secolo, Università degli Studi di Ferrara in Scienze e Tecnologie della Comunicazione, Anno Accademico 2015-2016, relatore Prof. Paolo Fabbri.Vorrei citarla per nome e cognome in un lavoro di ricerca che sto sviluppando, com'è accademicamente obbligatorio, ma mi è impossibile identificarla. Sarei grato se mi scrivessi al seguente indirizzo: igna.barron@gmail.com (José Ignacio Barrón, Spagna) per dirmi anche come posso accedere alla sua tesi. Cordiali saluti.