Ode di ringraziamento per ciò che sono oggi grazie alla musica!
- marta_violetta
- 6 mag 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Oggi sento di condividere questa mia riflessione che ho ormai in mente da diverso tempo...
Suonare la viola è, contro ogni pregiudizio nei confronti dei violisti, qualcosa di alto e meraviglioso. In orchestra la viola crea quella sonorità che lega il tutto in un'armonia perfetta di combinazione dei suoni e dei timbri strumentali.
In quartetto poi la sua presenza è ancora più fondamentale, ciò che si crea a livello di impasto sonoro ed emotivo è talmente sublime che la gioia nel suonare questo meraviglioso strumento non può non scaturire dal profondo dell'anima ogni volta.
Suonare parti interne spesso è, non solo bello, ma assolutamente formativo per la conoscenza teorica musicale, l'interpretazione, il carattere, e come musicista da camera.
Significa che capisci l'importanza della condivisione, del suonare assieme, e impari a crearti il tuo spazio individuale come esecutore, ma sempre all'interno di un corpo musicale.
La mia piccola esperienza di questi anni come violista mi ha insegnato tanto a proposito, e ormai non posso più fare a meno di suonare la viola, la mia identità come violista si sta consolidando, e giorno dopo giorno ne sono orgogliosamente consapevole.
Ma non solo! La viola può essere anche solista, sempre più emancipata ed apprezzata nel corso del Novecento, ha raggiunto un posto tra gli eletti. Ed è pazzesco come questa possa essere teneramente amata dagli ascoltatori.
Ricordo ancora con piacere quando, dopo una mia esibizione come solista in un concerto accompagnata da una banda di fiati, tantissime persone tra il pubblico mi si sono avvicinate sorridenti e mi hanno detto cose veramente bellissime, che mi hanno toccato...
Ad esempio che mentre suonavo si erano commosse, che il mio suono aveva fatto vibrare le corde della loro anima ed era arrivato dritto al cuore, che nelle dita ho un'orchestra...
Niente mi è mai stato detto di più bello! Ho sentito per la prima volta una gioia ingenua dentro, mi hanno trasmesso calore e amore, forse lo stesso che io ho trasmesso a loro...
C'è stato un bellissimo scambio.
Il quartetto d'archi poi, come dicevo prima, per me è la perfezione musicale!
Si potrebbe definire quasi la sintesi dell'orchestra... I suoni di violini, viola e violoncello si fondono in una bellezza assoluta che noi chiamiamo musica.
La complicità che unisce il gruppo si può sintetizzare nella massima Chi guida segue e chi segue guida, nel senso che chi conduce è continuamente ispirato dai suoi compagni e viceversa.
A proposito di questo, ricordo bene quando, dopo aver suonato in quartetto in pubblico, una signora disse a me e ai miei compagni queste parole:
Mi avete trasportato in un'altra dimensione, non esisteva più il tempo... Ho ancora il cuore che mi batte per l'emozione!
Ecco, questo è proprio ciò che accade; la musica parla attraverso gli strumenti ed è così seducente che i nostri occhi, le nostre orecchie e la nostra anima sono tutti per lei. Ci travolge con il suo impeto e la sua virile dolcezza, soprattutto quando si tratta di Beethoven e del suo Quartetto Op.18 N.3 che avevamo eseguito in quella occasione.
Cito proprio il sommo compositore, che ha ben espresso questo concetto:
Ogni vera creazione d'arte è indipendente da colui che l'ha realizzata, più potente dell'artista stesso, e ritorna al Divino attraverso la sua manifestazione. In questo è un tutt'uno con l'uomo, che è testimone dell'espressione del Divino in sé.
Seppur consapevole dei miei limiti, del mio livello tecnico, e di quanto (tanto) ancora devo studiare e posso migliorarmi, tutto ciò non ha impedito alla musica di arrivare al cuore delle persone che mi hanno ascoltato, e posso solo dire GRAZIE. Di tutto.
Per quello che sono, per quello che ho, e per i fantastici musicisti e amici con cui ho avuto il piacere di suonare e condividere emozioni!
Torno a studiare, sempre più autocritica, ma anche con un po' più di coraggio e fiducia in me stessa, che non guasta.
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